Meditazione di Mons. Ottorino Assolari (II parte) –
Riflessione sull’Annunciazione dell’Angelo a Maria.
Anzitutto immaginiamo la piccola casa di Nazaret dove Maria abitava. Per farcene un’idea ben precisa, pensiamo al santuario di Loreto, nel quale si conserva, appunto la santa casa: è la maggior reliquia cristiana, fuori dalla Terra Santa. In quel luogo si medita con più intensità il mistero dell’Incarnazione; fra le mura di quella casa, Maria ricevette l’annunzio dell’Angelo. Maria, donna di preghiera, figlia di Israele in attesa del Messia, ha già le condizioni per essere gradita a Dio, che la sceglie per una missione specialissima! …
Leggiamo il Vangelo e riflettiamo: fra le mura di quella casa Maria ricevette l’annunzio dell’Angelo (nella quotidianità di Maria). Il saluto è fuori di ogni norma, perché le persone si salutavano con “Shalom”; qui invece si sente dire “piena di grazia, il Signore è con te” … Ella rimase turbata … e si domandava che senso avesse un tale saluto (discernimento). L’Angelo la vuole aiutare a capire … ma ha reso più pesante la situazione!
Allora Maria parla e chiede: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Maria non dubita, ma chiede come avverrà: come faccio ad aprirmi a quel mistero? Arriva allora il chiarimento…, cui aggiunge l’annuncio della maternità di Elisabetta e con una parola che sblocca la situazione: nulla è impossibile a Dio.
Per una donna di fede non serve nient’altro e l’adesione è piena: se questo è il progetto di Dio, eccomi… Così Maria diventa il luogo in cui l’Invisibile diventa visibile. L’umanizzazione del Figlio di Dio passa attraverso la piccolezza di Maria, la povertà del luogo, non nel tempio ma nel nascondimento.
Vi leggo questa bella pagina del Card. Comastri: “Ecco: la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele”. IL Cardinale fa parlare Maria, che sta riflettendo sul passo di Isaia: “Qui mi fermai: mi sembrava che il cuore mi uscisse dal petto. E lentamente cominciai a ripetere: la Vergine concepirà e partorirà un figlio. Sapevo che Emmanuele vuol dire Dio con noi; queste parole mi apparivano meravigliose e misteriose allo stesso tempo. Chi può capire il disegno di Dio? …
Chi sarà questo bambino? E chi sarà la madre di questo figlio? E quando si compirà questa parola profetica? Spontaneamente affiorò sulle mie labbra l’invocazione di Isaia: “Oh, se tu squarciassi i cieli e scendessi!” Riflettevo e pregavo nel silenzio e nella povertà della mia casa, quando improvvisamente vidi una grande luce e un personaggio mai visto si inchinò davanti a me.
Provai una stretta al cuore e avrei voluto gridare: chi sei? Da dove vieni? Che vuoi da me? Ma lui mi sorrise e disse: “Gioisci, o piena di grazia! Il Signore è con te”.
L’attore principale di tutto è lo Spirito Santo, che avvolse Maria col suo Spirito, facendola diventare la Madre del Redentore: per questo la santa casa di Loreto è il santuario per eccellenza dello Spirito Santo.
La santa casa di Nazaret è anche il santuario della vita nascosta di Gesù, mentre si preparava alla sua missione (la piccolezza, il nascondimento …).
Il santo Papa Giovanni XXIII, quando visitò il santuario di Loreto per implorare la benedizione dei santi personaggi sull’imminente Concilio Vaticano II, ebbe a dire: “Il mistero della Incarnazione consacra i trent’anni di vita passati da Gesù nel silenzio di Nazaret con Maria e Giuseppe. Così dalla sua vita nascosta si alza un cantico di lode alla dignità e alla grandezza della famiglia, esaltando il sacro dovere del lavoro e la sua nobiltà”.
Allora possiamo dire che la santa casa di Nazaret è il vero santuario della famiglia, perché la sacra famiglia è il modello e la patrona di tutte le famiglie cristiane.
Anche la nostra Fondatrice ce l’ha indicata come modello, aiuto e conforto e ci ha lasciato questo impegno: guardate la Sacra Famiglia, ella vi sia di stimolo e vi istruisca.
Concludo dicendo che l’annuncio a Maria si materializza dopo il suo sì: concepisce e inizia il tempo della gestazione. Questo evento ha una dimensione spirituale altissima: il mistero di Maria che concepisce diventa il mistero di ogni cristiano che sarà chiamato a generare Gesù, accogliendo la parola con fede e obbedienza.
Riflessione sulla Visitazione alla cugina Elisabetta.
Il viaggio di Maria verso la montagna di Ain Karim nella Giudea. Di questo viaggio sottolineiamo la fretta di Maria…Qui Maria appare come la Donna della carità e Donna missionaria: questo è il paradigma della missione della Chiesa. Ella è intraprendente, risoluta, non guarda alle distanze, ai rischi possibili, non calcola il tempo, non misura la fatica (questi aspetti del comportamento di Maria diventano una denuncia delle nostre pigrizie, del nostro misurare, del nostro rimandare etc…).
Possiamo dire che Maria, mentre cammina materialmente verso una meta…, compie pure un cammino spirituale, interiore. E’ un andare restando con il Signore, un viaggiare portandolo dentro di sé. E’ la vita interiore che muove, dirige e dà senso all’azione esteriore! … Senza ombra di dubbio, possiamo dire che è l’ideale di vita per noi consacrati!
Maria si mette in viaggio a causa del segno che l’Angelo le ha dato: “vedi, anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio, nulla è impossibile a Dio”. Maria parte animata dalla fiducia in Dio, sia per causa di Elisabetta, (parte per offrirle un servizio) ma soprattutto per causa di ciò che è avvenuto in lei, (parte per comunicarle la buona notizia) divenendo ella stessa un segno di speranza e di consolazione. Noi sappiamo riconoscere i segni di Dio nella nostra vita? …
Maria ha iniziato così un pellegrinaggio nella fede, che si concluderà sotto la croce. La stessa cosa avverrà per il suo Figlio: partirà dalla Galilea e arriverà nella Giudea, a Gerusalemme, dove concluderà la sua missione sul calvario…
L’incontro con Elisabetta: Raggiunta la cugina Elisabetta, Maria la saluta con il saluto in uso in Israele “Shalom” (pace). E qui cominciano le meraviglie: appena udito il suo saluto, il bambino le sussultò nel grembo (non si tratta di un movimento che tutte le mamme in attesa sentono…); il bambino che sta dentro il ventre di Elisabetta sente la presenza del bambino che sta dentro il ventre di Maria, del quale diventerà il precursore. Le due mamme si parlano, si ascoltano, si rallegrano, lodano il Signore.
Maria rimase con lei circa tre mesi: non c’è contraddizione tra la sua fretta e la permanenza di tre mesi: ricordiamo che il tempo ci coinvolge in una dinamica di responsabilità.
Avere tempo per chi? Quali sono le priorità alle quali do il mio tempo? Come gestisco il mio tempo? Ci si lamenta sempre per mancanza di tempo! Amare qualcuno vuol dire avere tempo per lui o per lei… (es: due confratelli indiani).
Raimundo Panikkar (sacerdote, filosofo, teologo, scrittore, di cultura indiana e spagnola – suo padre era indiano induista) diceva: il tempo ha in sé qualcosa di eterno, un valore incondizionato…
Leggiamo alcune espressioni della Evangelii Gaudium nel paragrafo “il tempo è superiore allo spazio” (222-223): “Il tempo, considerato in senso ampio, fa riferimento alla pienezza come espressione dell’orizzonte che ci si apre dinanzi, e il momento è espressione del limite che si vive in uno spazio circoscritto… da qui emerge un primo principio per progredire nella costruzione di un popolo: il tempo è superiore allo spazio.
Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone. E’ un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità al tempo” … “Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione” (per esempio nell’attività socio-politica).
“Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce”.
Maria discepola del Figlio (Mt 12,46-50; Lc 8,19-21 + Le nozze di Cana)
E venne il giorno in cui Gesù si allontanò da casa per dare inizio alla sua missione. Fu al Giordano dove venne battezzato da Giovanni… ritornò in Galilea e si stabilì a Cafarnao, chiamò accanto a sé i Dodici e cominciò ad andare per i villaggi annunciando il regno di Dio.
Un giorno fu invitato a Cana per una festa di nozze e là c’era Maria sua Madre. Secondo la consuetudine, le feste nuziali si prolungavano per una settimana e venne a mancare il vino. Il protagonista di questa pagina è Gesù, ed anche Maria, non gli sposi… Notiamo che la Madre di Gesù, così è chiamata nel testo, (non si fa il nome di Maria) è presente al primo dei segni, come sarà presente alla fine dei segni, all’ultimo segno, presso la croce…
“Non hanno più vino” dice semplicemente la Madre di Gesù al suo figlio, come a dire: finisce la festa e finisce male per questi due giovani sposi, finisce la gioia (qui si manifesta l’attenzione di Maria per gli altri, che dalla croce diventeranno suoi figli). Ci causa sorpresa e meraviglia l’atteggiamento di Maria di fronte a quello di Gesù che pare rifiutare la richiesta della Madre: ella non si turba, la sua fede umile e ricca di amore la porta a osare, dicendo ai servi di fare ciò che Gesù dirà loro.
La mediazione di Maria è efficace, è indispensabile. Questa mediazione oggi è affidata alla Chiesa: portare la gioia del Vangelo! Tempi difficili i nostri! … Proprio per questo ci vogliono cristiani forti che vivano nella perseveranza della speranza e persone contemplative, spogliate dalle sicurezze personali per confidare solamente in Dio, ossia persone nuove capaci di assaporare la croce e trasmettere la gioia della risurrezione (Pironio).
Già in questa occasione Maria diventa discepola ascoltando il Figlio e chiede ai servi di fare altrettanto, di fare tutto quello che Lui dirà, diventando così suoi discepoli. Una frase del Servita Ermes Ronchi può esserci di stimolo nel nostro cammino spirituale: siano i nostri cuori come anfore da riempire!
L’altro testo di Matteo o anche di Luca (che si completano) è importante per capire che cosa intende Gesù per discepolato. Prende lo spunto dalla visita di sua Madre e di alcuni parenti (fratelli) …. Chi è mia Madre, chi sono i miei fratelli? Chiunque fa la volontà del padre mio… Coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.
Gesù non vuole creare contrapposizioni tra la parentela umana, cioè secondo la carne, e la parentela spirituale, cioè secondo lo spirito, non vuole neppure che si perdano i legami naturali (…), ma che vengano trasfigurati dall’incontro con la sua parola e la si metta in pratica.
Allora comprendiamo che la risposta di Gesù non è per nulla offensiva nei confronti di sua Madre, anzi esalta Colei che, pur essendo sua Madre, è sempre stata discepola, che aderì totalmente alla vita del Figlio fin dalla concezione: Maria è la vera discepola da imitare nella sua umile, gioiosa e totale disponibilità all’azione di Dio.
Per concludere questo aspetto del discepolato, vorrei aggiungere un pensiero della “Gaudete et Exsultate” (129), l’Esortazione Apostolica di papa Francesco sulla chiamata alla santità, che è diretta a tutti i cristiani perché siano veri discepoli del Signore.
Dice il Papa che ci vuole la parresia per fare bene il nostro cammino: “Audacia, entusiasmo, parlare con libertà, fervore apostolico, tutto questo è compreso nel vocabolo parresia”. “Riconosciamo la nostra fragilità, ma lasciamo che Gesù la prenda nelle sue mani ed ci lanci in missione. Siamo fragili, ma portatori di un tesoro che ci rende grandi… l’audacia e il coraggio apostolico sono costitutivi della Missione”.
“Quando gli Apostoli provarono la tentazione di lasciarsi paralizzare dai timori e dai pericoli, si misero a pregare insieme chiedendo la parresia: “E ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di proclamare con tutta franchezza la tua parola” (At 4,29).
Dall’ “ecco concepirai un figlio” all’ “ecco tuo figlio”
Maria è Madre di Dio perché ha generato Gesù, Figlio di Dio. Ella è l’unica che può proclamare realmente e in pienezza le parole del Salmo 2,7: “Tu sei mio Figlio; io ti ho generato!”. E’ uno dei grandi misteri del cristianesimo, è l’epifania dell’amore sconcertante di Dio per l’umanità.
Maria ha esercitato la sua maternità nei confronti di Gesù lungo tutta la sua vita, anche se durante i tre anni della vita pubblica non appare con tanta evidenza. Tuttavia le nozze di Cana, che si possono considerare la sintesi di quello che succederà a Gesù, sono il segno premonitore dell’ “ora di Gesù” che lo sarà pienamente nell’ “ora della Croce”, quando Gesù dice a sua Madre: Ecco tuo figlio e a Giovanni: Ecco tua Madre.
E’ così che Maria ha fatto il suo pellegrinaggio nella fede, come già detto anteriormente.
A partire dall’ora della croce, il discepolo accoglie Maria in casa sua: questo testo mette in evidenza la relazione privilegiata che si crea tra lei e ogni discepolo di Gesù. Maria accoglie ogni figlio che le è affidato personalmente dal suo Figlio e lo introduce nel suo cuore materno, per sempre.
Permettetemi di leggervi alcune frasi del Cardinal Comastri sulla passione di Gesù. Egli fa parlare Maria.
“Ad un certo punto avvertii il pericolo, capii che dovevo andare da lui: dovevo stargli vicino… a qualunque costo. Lo trovai a Gerusalemme: l’avevano arrestato […] Quando mi raccontarono il tradimento… con un bacio, sentii il bisogno di lavarmi le labbra… perché il bacio aveva perso ormai ogni significato: mi sembrava profanato per sempre”.
“Quella notte restai nella casa di Marco, dove Gesù poche ore prima aveva mangiato la cena pasquale insieme agli apostoli. Lì si sentiva ancora il profumo del pane azzimo, che Gesù aveva preso in mano dicendo: questo è il mio corpo dato per voi…”.
“Lì Gesù aveva lavato i piedi… lì aveva aperto il suo cuore consegnando un comandamento meraviglioso: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi… Mentre meditavo ciò che era accaduto in quella stanza, sentii che qualcuno bussava alla porta affannosamente: era Simone. Sembrava sconvolto. Ci stringemmo attorno a lui e gli chiedemmo con ansia: quali notizie ci porti? Che cosa hanno fatto a Gesù? Simone aveva gli occhi rossi e pieni di lacrime”.
“Disse: che cosa gli hanno fatto? Poi si fermò. Che cosa gli ho fatto! L’ho tradito! Ho detto che non lo conoscevo, che non l’avevo mai visto. Io sono come…Giuda! E cominciò a singhiozzare… Gli asciugai le lacrime e gli chiesi: e Gesù? Ti ha visto? Ti ha detto qualcosa?”.
“Prendendo fiato nel fiume travolgente dei singhiozzi, mi disse: Mi ha guardato…mi ha guardato con amore…nei suoi occhi ho visto l’amore di sempre, la bontà che mi aveva affascinato, la misericordia che a me sembrava eccessiva. E ora io ne ho bisogno, ho bisogno di misericordia! Gli dissi: Simone, Gesù ti ha già perdonato: Gesù è venuto per questo!”.
“Corremmo nel pretorio e trovammo una grande folla, tutti schierati come un plotone di esecuzione. Cominciavo a capire che in quella piazza si era condensato l’odio di tutta la storia umana… e pesava sopra mio figlio. Pilato improvvisamente apparve e domandò: che accusa portate contro quest’uomo? Tutti gridarono: se non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato”.
“Non potevo credere, non potevo accettare questa menzogna: un malfattore… Gesù! Ha fatto del bene a tutti…Ha perdonato a piene mani…Pilato fece portare un delinquente di nome Barabba e lo presentò alla folla insieme a Gesù. Vidi la scena: era l’umiliazione totale della bontà. Pensai: come possono mettere a confronto Gesù… e un criminale? Pilato insisteva: che farò dunque di Gesù? Un urlo riempì la piazza: Crocifiggilo! Crocifiggilo, fece eco un’altra parte della piazza. Era mio figlio”. Giunsi al calvario! Arrivai alla croce seguendo mio figlio e portando il patibolo nella mia anima lacerata dal dolore”.
Il dialogo di Gesù morente con la Madre e con il discepolo suggella il compimento dell’opera affidata dal Padre a Gesù: Tutto è compiuto! Ai piedi della croce di Gesù nasce la nuova famiglia di Dio nella storia: Maria diventa la Madre di questa nuova famiglia, la Chiesa