La notte di Natale è da sempre considerata un momento “speciale”: è il momento in cui si scartano i regali, in molte regioni d’Italia ci si ritrova con parenti ed amici per il tradizionale “cenone” della Vigilia e a mezzanotte si va tutti alla Santa Messa di Natale.
Ma, allora, a cosa “serve” la Veglia prima della Santa Messa? Non ci sono già tanti appuntamenti da tener presenti? O è solo un modo per riempire quell’oretta prima dell’inizio della celebrazione, utile alle persone ad accomodarsi nei posti migliori della Chiesa e tenere i posti per amici e parenti?
Ad aiutare nella riflessione sul Natale sono stati i ragazzi del Gruppo Apostoli e Servi di Maria che dalle ore 21,30 alle 22,30 circa – inizio della Messa nella Notte Santa – hanno condotto la Veglia in attesa della Stella.
Attraverso un sapiente mix di musiche, canti, balletti, filmati e riflessioni i giovani del Gruppo hanno saputo far emergere alcuni aspetti fondamentali del Natale: l’umanità di San Giuseppe, Padre detto “putativo” di Gesù Bambino, la fede di Maria, la Mamma di Gesù, sino ad arrivare alla meraviglia e allo stupore dei pastori venuti ad adorare il Figlio di Dio, venuto al mondo in una grotta fredda e umida, ma piena di quell’Amore che può scaldare l’animo di ogni uomo e di quella Luce che ha rischiarato la Notte Santa.
Certamente, la figura di San Giuseppe dà adito a notevoli riflessioni, ma ciò che più colpisce è il dubbio che lo attraversa e quasi lo attanaglia, fino a farlo arrivare a pensare di ripudiare in segreto la promessa sposa Maria.
Con sapienza, i ragazzi hanno saputo collocare questo San Giuseppe fragile e, nello stesso tempo, onesto e caritatevole nella contemporaneità, legata alla logica del “tutto e subito” e alla materialità piuttosto che alla fede che sa attendere e “scrivere diritto anche su righe che sembrano storte”. Un San Giuseppe, cioè, che – pur tra mille dubbi e incertezze, tra paure e lotte interiori – riesce comunque ad aver fede nelle parole dell’Angelo e ad accettare questa strana paternità che Dio gli ha affidato.
Maria, al contrario, è la donna del “sì” più incondizionato e più coraggioso della storia dell’umanità. Lei, ragazza di umili origini, poco più che bambina, è la donna che accoglie Dio e lo rende umano, un bambino come tutti, e lo accompagna nella vita.
Anche in questo caso la riflessione, portata avanti dai giovani del Santuario, ha teso un legame con il presente, spesso popolato di figure femminili, estremamente lontane dalla logica del Vangelo, ma troppo spesso attanagliate dalla materialità del corpo e della “bellezza” solo esteriore che dimentica il senso vero e autentico della vita.
E poi, infine, i pastori, coloro che nella loro umiltà sono colpiti e rapiti dalla luce folgorante di questo Bambino e lo riconoscono come il Figlio di Dio, senza “se” e senza “ma”.
Rappresentanti di tutti quelli che con cuore puro hanno il coraggio di vedere Dio in un Bimbo appena nato, i pastori sono gli esempi da seguire anche nella società odierna, dove vince solo l’apparenza e l’effimero e dove si fatica a trovare anche solo un granello di Fede pura e autentica nell’animo umano. La durezza di cuore degli uomini porta a non riuscire a stupirsi e a meravigliarsi più di nulla, ma solo a sclerotizzarsi in forme di autocommiserazione che non fanno entrare la Luce Vera, come indicato nel Prologo del Vangelo di Giovanni.
Ecco allora il senso della Veglia “in attesa della Stella”: far entrare pienamente e consapevolmente gli uomini nel mistero del Natale, a cui si è chiamati a credere nella fede, e far rivivere ogni anno l’amore che sgorga dal Cuore Divino e si riversa nell’umanità attraverso un Bimbo avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia.
Silvia Vallè